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Nei giorni del ricordo del terremoto dell’Aquila e poco dopo l’elezione del nuovo Pontefice Papa Francesco, eletto a seguito della rinuncia di Benedetto XVI, riporto questo straordinario articolo di Stefano Schiavi sull’importanza secolare di questa città per tutti coloro che sono sul cammino della ricerca e della conoscenza.

http://www.iviagginellastoria.it/rubriche-2/i-cavalieri-templari/840-laquila-e-i-templari-celestino-v-e-la-basilica-di-collemaggio.html

Il rosone centrale della Basilica di Santa Maria di Collemaggio

di Stefano Schiavi
Sul segreto dei Templari si sono fatte molte ipotesi e nessuna, fino ad oggi, si è rivelata realistica. Il mistero, dunque, resta immutato e, con molta probabilità, rimarrà tale ancora per molti secoli. Di certo c’è che la forte presenza in Italia dei poveri Cavalieri di Cristo sta ad indicare un interesse particolare per l’Ordine che fu distrutto per volere del re francese Filippo il Bello e del Papa (fantoccio)Clemente V,. Interesse che si intrecci a con la storia de L’Aquila e del Papa Celestino V.

I Templari e l’Aquila, un connubio indissolubile

Il segreto dei Templari e le leggende che ruotano intorno a loro fa parte indissolubile della storia della città al quale si lega la vita e le opere del pontefice eremita Celestino V che venne incoronato Papa nella chiesa della Perdonanza. Secondo la leggenda i Templari, fondati nel 1099 (dopo la prima crociata in Terra Santa (1096)) dal nobile francese Ugo di Payns unitamente al compagno d’armi Goffredo di Saint-Omer e ad altri sette cavalieri che, raggiunta Gerusalemme diede vita ai Pauperes commilitones Christi templique Salomonis (Poveri Compagni d’armi di Cristo e del Tempio di Salomone), meglio noti come Templari, divenuti custodi del Sepolcro di Gesù, si dedicarono alla ricerca dei tesori del Tempio di Gerusalemme.

Secondo la vulgata, i Templari nascosero parti dei loro tesori in diversi luoghi segreti sparsi in Europa (e non solo), alcuni dei quali si trovano in Italia. L’Aquila sarebbe uno di questi e del resto le tracce del passaggio dei Templari nell’attuale capoluogo abruzzese è evidente e significativa.

Chiesa di Santa Maria ad Cryptas. Presbiterio,Affreschi, la famiglia dei committenti degli affreschi del presbiterio. Templari?La Chiesa

di S. Maria ad Cryptas a Fossa

A Fossa, situata a pochi chilometri da l’Aquila, si trova la chiesa di S. Maria Ad Cryptas. La chiesa, templare, colpita duramente dall’ultimo sisma, è del XIII sec. (1200 quindi) ed ha una particolarità importante e poco nota ai più. Gli affreschi che raccontano la morte di Gesù “darebbero indicazioni” in merito ai “tesori” ritrovati dai Templari. Primo fra tutti la Sindone, reliquia sicuramente in mano dei cavalieri in quel periodo. Nella sequenza pittorica della Flagellazione, la Crocefissione e la Deposizione di Gesù, è infatti raffigurata la Sacra Sindone. Nella scena della Flagellazione inoltre, si vede un Gesù molto alto, più alto rispetto ai suoi contemporanei, così come sarebbe indicato dalle tracce presenti sulla Sacra Sindone. Allo stesso modo, nella Crocefissione il corpo di Gesù rispecchia perfettamente, nell’allineamento e nella postura, quello rappresentato nella Sacra Sindone. Ma c’è ancora di più, un particolare che lascia pensare perché sono pochissime le rappresentazione del Cristo in quella posizione, specie quella del pollice piegato perché, unitamente alla posizione del capo, rappresenta l’esatta immagine presente sulla Sindone. Insomma, sembra quasi, o forse è proprio così, che l’autore degli affreschi abbia avuto la possibilità di vedere la Sindone stessa. Altro particolare le vesti di San Giorgio e San Martino che sono del tutto identiche a quelle dei Templari, dai colori bianco e rosso.

L’Aquila e Gerusalemme, due città speculari

Altri elementi importanti dell’importanza della città abruzzese per i Templari è la pianta del sito stesso. Infatti L’aquilaL'Aquila e Gerusalemme: solo coincidenze? sarebbe stata costruita sempre nel XII secolo sulla stessa pianta di Gerusalemme. Ma perché? Per quale motivo? Davvero, quindi, doveva custodire il Tesoro del Tempio di Re Salomone o parte di esso? Due città speculari che dovevano conservare il medesimo tesoro e mistero?
Come dicevamo le analogie sono davvero molte a partire dall’altezza delle due città: l’Aquila a 721 metri di altezza, Gerusalemme a 750.
Se a questo aggiungiamo una sovrapposizione delle mappe delle città facendo combaciare il Sud de l’Aquila al Nord di Gerusalemme, avremo una pianta esattamente speculare. Il che ha qualcosa di straordinario e di non certo casuale. Passiamo alla suddivisione della città: Gerusalemme al tempo della conquista romana era suddivisa in 4 quartieri così come al tempo dei Templari e delle Crociate quello cristiano, quello musulmano, quello ebraico e quello armeno. Anche l’Aquila è divisa in quattro quarti, una divisione del tutto originale per le città del 1200. Anche la disposizione dei fiumi, il Cedron e l’Alterno che costeggiano le due città, sono identiche. Ma non è tutto. Simili sono anche la piscina di Silo a Gerusalemme, e la fontana delle 99 cannelle, entrambe opere di ingegneria idraulica adiacenti ad una porta muraria costruite nella parte più bassa della città. Inoltre anche il numero, guardando dal punto di vista esoterico, di 99 che molto spesso ricorre a L’Aquila rimanda inevitabilmente a Gerusalemme quale centro della cristianità: 99 sono le lampade ad olio che bruciano ininterrottamente, notte e giorno, nelle grotte vaticane dove sono ospitate le tombe dei Papi. 9 erano i Templari che scavarono per 9 anni nel Tempio di Salomone. E la stanza segreta in cui si supponeva fosse l’Arca dell’Alleanza misurava 9 x 9 m. L’ordine dei Templari fu istituito nel 1099. 99.16 è il numero delle lunazioni che si verificano nel corso di 8 anni alla latitudine de l’Aquila. Le coordinate geografiche della città sono: latitudine 42”21’ (la cui somma 4+2+2+1= 9), longitudine 13”23’ (somma 1+3+2+3= 9).Gerusalemme ha invece come numero 66, il valore numerico corrispondente alla parola Dio per l’Islam (il quadrato magico di Allah),ma anche l’anno della rivolta dei giudei contro i romani. L’Aquila, che non è altro che la sua copia occidentale, progettata con i punti cardinali topograficamente invertiti, non può avere altro che il numero 99, cioè il 66 invertito.

Inoltre, parlando sempre di topografia delle due città, si osservano delle corrispondenze singolari: il Monte del Tempio a Nord di Gerusalemme rispecchia la posizione a Sud della Chiesa di Santa Giusta a l’Aquila, così come speculari sono le collocazioni dell’aquilana Basilica di Collemaggio voluta e costruita da Celestino V e del Monte degli Ulivi di Gerusalemme. Insomma, come non rimanere un po’ frastornati da tutte queste coincidenze? Sono troppe in effetti e toppo particolareggiate.

Basilica di Collemaggio, facciataCelestino V e la Basilica di Collemaggio

Ma in tutto questo che cosa c’entra Celestino V? E che rapporto c’è tra l’eremita del monte Morrone e i Templari?

Nel 1292 moriva Papa Niccolò IV. Il periodo era non certo dei migliori per la Chiesa di Roma. Nepotismo e simonia la facevano da padrona e per due anni i cardinali non riuscirono a trovare nessun tipo di accordo sul Papa da eleggere. Ed ecco che spunta improvvisamente il nome di Pietro da Morrone. Un settantaquatrenne eremita entrato giovanissimo nell’ordine dei benedettini per fondare poi la Congregazione dei poveri eremiti morronesi. Insomma una persona distante anni luce dal fasto della chiesa di Roma e dai suoi giochi di potere. Un “pupazzo” da manovrare fino a quando i potentati ecclesiastici non avessero trovato i giusti equilibri. Almeno così pensavano.

Ma tutto questo che cosa c’entra con i Templari? Per capirlo dobbiamo fare un passo indietro e andare al 1274 quando, per difendere la sua Congregazione dallo scioglimento, il futuro Celestino V decide di andare fino a Lione dove sta per svolgersi il Concilio voluto da Papa Gregorio X. E’ un viaggio lungo ed estenuante ed è durante questo lungo percorso che Pietro da Morrone incontra i Templari. Soggiorna infatti per un paio di mesi in una loro Commenda. Una commenda importante dal momento che vi abitava il gran maestro dell’Ordine cavalleresco, Giacomo di Bejau.

Furono quindi i Templari a far si che l’eremita Pietro venisse ascoltato ed accontentato da Papa Gregorio X che gli concesse la Bolla di conferma dell’Ordine 46 giorni prima che il Concilio iniziasse. Appare chiaro che in quei due mesi i Templari strinsero un particolare rapporto di fiducia con Pietro da Morrone, un rapporto tale che li convinse ad affidare al fraticello eremita un tesoro unico….Qui poi si entra nel misticismo e nella leggenda: Durante il suo rientro da Lione, lo stesso Pietro da Morrone racconta di aver incontrato un cavaliere, un angelo che lo avrebbe protetto. In un raro affresco, interdetto al pubblico nella Basilica di Collemaggio, compaiono proprio Celestino e l’angelo, con uno stemma, la croce rossa dei Templari.
Sulla via del ritorno dalla Francia, nel luglio 1274 Pietro si ferma a l’Aquila.
Una notte, in sogno, gli appare La Madonna la quale, in segno di riconoscimento per le grazie ricevute a Lione, gli chiede di costruire, proprio lì a l’Aquila, un Santuario a lei dedicato.
Pietro contatta allora subito il vescovo de l’Aquila, Niccolò da Sinistro per la costruzione di un monastero e di un imponente abbazia. Ma un monastero ed una abbazia così imponente ha un costo enorme, ed un povero fraticello eremita non è certo in grado di procurarsi tutto quel denaro. A meno che…. A meno che non abbia lettere o simboli di riconoscimento che lo collegano all’Ordine cavalleresco più importante della storia della cristianità. Fatto è che Vengono trovate le risorse e la basilica viene edificata e consacrata. E’ il 1288. ed ecco che ritornano i Templari. Per chi, come me, ha avuto la fortuna di visitare Collemaggio prima e dopo il terremoto del 2009, appare chiaro che solo mani esperte con esperti maestri architetti, avrebbero potuto costruire così tanta magnificenza. Del resto la leggenda vuole che i Templari, durante gli scavi sotto il Tempio di Salomone, avrebbero trovato documenti relativi alle leggi divine dei numeri, dei pesi e delle misure, che avrebbero fornito solo ai fidati maestri costruttori di cattedrali. Credenza popolare? Leggenda? Mistero? Tutto è possibile, ma va anche calcolato e rilevato che le cattedrali gotiche, iniziarono a fiorire proprio nel 1128, l’anno di ufficializzazione dell’Ordine dei Templari. Altra coincidenza?

Inoltre a Collemaggio l’influenza templare è chiara, sia: nelle forme ottagonali che ricorrono sia nei suoi due colori, espressione del dualismo cosmico rappresentato dai due cavalieri su un solo cavallo del loro sigillo.

Fra' PietroDa Frà Pietro a Papa Celestino V
Dopo qualche anno dal termine della costruzione della basilica, Pietro si ritira nell’eremo di Sant Onofrio. E’ il 1293. Ma il suo isolamento dura poco perché l’anno seguente il re di Napoli, Carlo D’Angiò, lo va a trovare sottoponendogli una richiesta che ha dello strano dal momento che il fraticello non era certo un membro del gota della Chiesa cattolica ma un umile servitore. Perché un re potente come il D’Angiò parte da Napoli e va da Pietro? Che potere aveva questo umile uomo di chiesa? Evidentemente molto più di quello che si possa pensare tant’è che, su richiesta del re, Pietro scrive una lettera ai cardinali che da due anni non eleggevano un Papa. Una esortazione che lo portò al soglio pontificio il 5 luglio 1294.

Il 22 luglio la notizia della sua nomina lo raggiunse nell’eremo e Pietro divenne Celestino V. Ma da Papa, cosa anomala e ovviamente strana, decide di non recarsi a Roma (non ci andrà mai) e di essere incoronato Papa, guarda caso, a L’Aquila sul piazzale della Basilica di Collemaggio dove arriverà a cavalo di un asino scortato dal re di Napoli Carlo D’Angiò e da suo figlio Carlo Martello re d’Ungheria. Primo atto da Pontefice fu quello di istituire la Perdonanza ponendo termine alle simonie. La Perdonanza era la remissione dei peccati dinanzi a Dio: chiunque si sarebbe recato nella Basilica di Collemaggio in agosto, dai vespri del 28 al 29 giorno della sua elezione, avrebbe ricevuto il perdono dei peccati. Ma fa di più, da un vero e proprio schiaffo alle autorità ecclesiastiche affidando la bolla papale del Perdono alle autorità comunali. E sulla scia della decisione di Celestino, Bonifacio VIII istituirà il primo giubileo della storia del cattolicesimo. Ma il suo “regno” fatto di riforme durò ben poco. Solo 4 mesi. Quattro mesi dove intraprese una serie di azioni a tutela degli ordini che vivevano secondo il Vangelo e ripristinando le rigide leggi di Gregorio X per l’elezione del Pontefice, soprattutto per quanto riguarda la morte del Papa, e la rinuncia spontanea dell’Ufficio.

Ma anche in quei 4 mesi Celestino visse come un eremita tanto da delegare il governo papale ad un collegio cardinalizio composto da tre elementi. E proprio la riforma della rinuncia spontanea lo portò a dimettersi e a rinunciare al pontificato per il più consono saio da eremita. Era il 13 dicembre 1294. Tredici anni dopo, venerdì 13 ottobre 1307 (un 13 che ricorre), i Templari furono spazzati via dalla faccia del mondo cristiano. O almeno così si pensa.

(nota aggiunta da me: il 13 ricorre anche nell’elezione del nuovo Papa Francesco, avvenuta il 13 marzo 2013. Il nuovo pontefice appare al Mondo per il suo primo discorso alle ore 20:13 ora italiana)

Ma perché questa rinuncia? Che senso aveva dal momento che Celestino V aveva in animo di avviare profonde riforme nella Chiesa? Questo suo gesto fu visto male da molto, tra cui Dante (che secondo molti era al corrente dei segreti Templari. Si dice che la sua Commedia non fosse altro che un “plagio” di un poeta islamico siriano, il che potrebbe anche essere se fossero reali i suoi collegamenti segreti con i cavalieri Templari) che nella Commedia accusa Celestino V che per viltade fece il gran rifiuto. Ma, se i suoi forti legami con i Poveri Cavalieri di Cristo fossero reali, Celestino aveva avuto un compito ben maggiore della riforma del Papato. Infatti appena 3 giorni prima del “gran rifiuto”, quindi il 10 dicembre 1294, era stato completato il trasporto della casa di Maria a Loreto, e per alcuni, la Basilica di Collemaggio, faceva parte di uno stesso disegno. Ma quale era questo disegno segreto? Difficile dirlo, possiamo solo avanzare ipotesi: celestino o Frà Pietro che dir si voglia era un pezzo dell’ingranaggio templare che prevedeva la costruzione di vere e proprie casseforti di pietra per la custodia dei tesori ritrovati. Ed ecco quindi l’Aquila, le cattedrali gotiche, le fortezze e via dicendo. Arti e tecniche perdute nel tempo e ritrovate messe al servizio del divino. Un divino ancestrale da non identificare necessariamente con il Dio della Chiesa cattolica ma con un Dio universale.

La fine di Celestino VLe spoglie mortali di Celestino V

Subito dopo la rinuncia, frà Petro se ne tornò sul monte Morrone, ma ci stette poco perché, inseguito dalla “vendetta” del nuovo Papa Bonifacio VIII, finì i suoi giorni in una piccola cella posta nella rocca di Fumone. Il Papa eremita muore il 19 maggio del 1296. Sconosciute le cause, ma ipotizzabili. Alla sua morte Bonifacio portò il lutto per lui, caso unico tra i Papi, e celebrò una messa pubblica in suffragio per la sua anima. Poco dopo diede inizio al processo di canonizzazione, che fu accelerato e concluso pochi anni dopo da Papa Clemente V su pressione del re di Francia Filippo IV il bello (ironia della sorte?).

L’ipotesi dell’assassinio del Papa, denunciata dall’Abate Generale della Congregazione dei Celestini nel 1630, rimane ancora oggi dubbia, sebbene rinnegata dalla Chiesa. Ad aggiungere mistero al mistero ci fu la trafugazione delle spoglie di Celestino ritrovare 24 ore dopo nel cimitero di Rocca Passa, in provincia di Rieti. A questa Sotto la maschera di cera, il cranio del Papa mostra il foro di un chiodotrafugazione fece seguito la ricognizione chimico-tossicologica dei resti subito dopo disposta dalle autorità ecclesiastiche, di cui però non rimane traccia, come ha ammesso anche il vescovo dell’Aquila. Inoltre recenti scavi, hanno scoperto delle mura nel piano inferiore della Basilica, che testimonierebbero la presenza di stanze sotterranee, in cui sarebbero custodite preziose reliquie: una spina della corona di Gesù, e l’indice della mano destra di San Giovanni Battista.
A conferma di ciò,esiste un documento detto “documento Schiffman” del 1775 che elenca le reliquie in mano ai Templari e pone al primo posto, come massima reliquia della Cristianità, l’indice della mano destra di San Giovanni Battista, donata all’ordine dei Templari da Re Baldovino di Gerusalemme. Reliquie che, presumibilmente, i Templari avrebbero avrebbero affidato a Celestino V e che poi sarebbero state custodite in una città fortezza come l’Aquila. L’alone di mistero comunque rimane perché non esistono tracce certe di tutto questo se non una chiara ed evidente traccia sulla tomba del Papa eremita: lo stemma del Re Salomone.